Ultimo comune della Valle del Bidente, dove le dolci e famose colline romagnole lasciano spazio ai crinali marcati degli Appennini, ha da sempre subito l’influenza della Toscana (non a caso le nostre terre sono ridenominate “Romagna toscana”), sia a livello culturale che amministrativo. Fino al 1923 infatti, Santa Sofia faceva parte della Provincia di Firenze, mentre il comune di Mortano (poi annessi al Comune di Santa Sofia, oggi rione storico del paese) era ancora sotto l’influenza del Papato.
Crocifisso (nota come “Chiesa del Crocefisso”, venne ristrutturata completamente dopo il terremoto del 1918 e al suo interno è ancora presente un crocifisso del XV secolo) e il Palazzo Comunale (con la sua iconica torre dell’orologio, finito di restaurare nel 2016 è tornato ad essere il fiore all’occhiello della nostra Piazza. Nonostante la sua immagine massiccia ed istituzionale era un tempo la dimora dei conti Crisolini-Malatesta.
L’Antica sede comunale era il palazzo in fronte ad esso, l’unico edificio ancora oggi che si trova a picco sul fiume. A pochi passi da Piazza Matteotti sorge la Chiesa di Santa Lucia. La sua posizione attuale non corrisponde a quella originale. In seguito ai danni riportati dal terremoto, e dal bisogno di dotarsi di una nuova strada carrozzabile, fu spostata di qualche decina di metri a monte. Del suo passato, rimangono ancora le antiche navate laterali, ad oggi mimetizzate come portici, che si trovano all’ingresso del paese. Al suo interno è ancora conservato un dipinto del ‘600 raffigurante Santa Lucia e Santa Sofia, per questo il giorno del patrono di Santa Sofia, è il 13 dicembre, Santa Lucia.
Di fronte all’ingresso della Piazza, scendendo lungo quello che un tempo era l’antica via maestra, si scorge quello che oggi è il rione Borgo, la nostra “città vecchia”, un tempo sicuramente la parte più viva del paese, sede di osterie, luoghi di bivacco e attività commerciali. Anche qui, il tragico terremoto ne ha cambiato per sempre la fisionomia. Quasi tutti gli edifici persero in altezza uno o due piani, e del castello che sovrastava il Borgo e il Paese, ora non c’è più traccia, se non le ripide ed acciottolate vie che ne costeggiavano il perimetro. Dall’altro lato del fiume bidente, appena attraversato il Ponte Nuovo, si erge il rione di Mortano, che come già accennato, per quasi un secolo fu un comune a sé stante.
Il massiccio e imponente Palazzo Bianchini Mortani, databile 1500-1600, è ancora oggi proprietà privata, ma ha una forte valenza storica e simbolica, in quanto posto sul confine tra Gran Ducati di Toscana e Stato della Chiesa.
Appena fuori dalle mura del palazzo, sorge la Chiesa di San Francesco d’Assisi, di architettura gotica-fiorentina, anch’essa di proprietà della Famiglia Mortano. Il suo ruolo di “comune di frontiera” contribuì a rendere Mortano, e quindi anche Santa Sofia, crocevia importanti e strategici, che nel corso della storia, hanno dato vita e fatto nascere la nostra Comunità. Non perfetta, non impeccabile, e soprattutto non esente da errori, ma coesa ed aperta, capace di stupire chiunque ci faccia l’onore di visitare le nostre Terre. Oltre ai già citati edifici e luoghi storici di Santa Sofia, menzioni particolari vanno alla Galleria d’Arte Contemporanea Vero Stoppioni, al cui interno è presente una mostra permanente di Mattia Moreni, eclettico artista Santasofiese della seconda metà del ‘900 e ospita, in particolare occasione del Premio Campigna, mostre ed eventi artistici.
Rimanendo sul tema dell’arte, è presente un parco di sculture all’aperto raggiungibile attraverso il parco fluviale, che ha il suo ingresso nel centro del paese. Da pochi anni, il pesce ha visto rinascere il Teatro Mentore, che porta la firma dell’artista Gae Aulenti. Dopo quasi trent’anni dalla sua chiusura, è tornato ad essere il punto di riferimento dell’intera comunità, ospitando feste, celebrazioni e spettacoli di ogni genere.
Uscendo dall’abitato invece, direzione Toscana, a circa 15 km, sorge la Diga di Ridracoli, che con i suoi 33 milioni di metri cubi d’acqua e i suoi 103 metri d’altezza, è uno dei bacini italiani più importanti, fornendo acqua potabile a ben 47 comuni della Romagna. La Diga è incorniciata nel verde del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, oltre che a essere un importante polo naturalistico, offre paesaggi mozzafiato e scorso incantevoli, che possono essere scoperti a piedi, in bicicletta, con un’istruttiva gita in battello sul lago della Diga.
Inoltre il 7 luglio 2017, a Cracovia, la Commissione per il Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, ha deciso di estendere il riconoscimento alla Riserva Integrale di Sasso Fratino, la prima riserva naturale integrale istituita in Italia nel 1959. Quanto accaduto, dimostra come l’equilibrio tra uomo e natura, possa rappresentare un esempio ben oltre i nostri confini e un patrimonio da valorizzare per il nostro futuro.